Scegliere i profili per guarnizioni migliori

Mar 16

PUBBLICATO DA: Admin| DATA: 16/03/2016 Share on Google+

Le guarnizioni: una breve panoramica generale

Una guarnizione, come molti sanno, è un elemento appositamente interposto fra due superfici allo scopo di impedire il passaggio di un qualsiasi tipo di fluido. Le guarnizioni sono solitamente raccolte in due grandi categorie, ovvero "ad impiego statico" e "ad impiego dinamico". Questa distinzione dipende fondamentalmente dalle superfici tra le quali la guarnizione viene interposta: le superfici, infatti, possono essere a seconda dei casi ferme o compiere un moto relativo. Naturalmente la scelta per il materiale da impiegare nella produzione delle guarnizioni è correlata ad alcuni requisiti fondamentali: deve essere adeguatamente morbido, non vulnerabile dal punto di vista chimico, non rovinare le superfici con cui entra in contatto, avere un'alta resistenza alle temperature estreme, capace di contrastare la tendenza a deformarsi per effetto della pressione, produrre a ttrito minimo e, infine, essere resistente al logorio.

I profili, utili ed indispensabili

I profili guarnizioni possono essere realizzati in molteplici materiali, come carta, gomma, silicone, feltro, neoprene, fibra di vetro e tanti altri ancora. Al fine di garantire l'assoluta ermeticità di giunti e raccordi si usano solitamente altri due materiali, ovvero il teflon e la fibra di canapa (la stoppa). In condizioni normali il materiale prescelto deve essere comprimibile in modo tale da favorire l'assemblaggio delle parti, capace di riempire ogni spazio e qualsiasi tipo di irregolarità. Inoltre, devono essere in grado di sostenere sempre ingenti carichi di compressione. Nell'ambito delle applicazioni industriali, infatti, può accadere facilmente che si raggiunga la pressione notevole di ben 14 MPA.


I vastissimi campi d'applicazione dei profili delle guarnizioni

Nel campo della meccanica sono davvero infinite le potenzialità espresse dalle guarnizioni, le quali necessitano di contenere un fluido, a seconda dei casi un liquido o un gas. Teoricamente per raggiungere questo scopo è basta accoppiare superfici elaborate in maniera tale da non consentire in nessun caso l'arrivo del fluido. All'atto pratico questa soluzione è difficile e dispendiosa, poiché richiede determinati vincoli al progettista. Egli solitamente decide così di interporre tra le due superfici un elemento realizzato in un materiale abbastanza soffice, capace di essere compresso a dismisura e ben adattabile alle imprecisioni. Questo intervento, fortunatamente, permette di bloccare il passaggio del fluido.